martedì 19 febbraio 2008

LA VOCAZIONE ECOLOGICA DELLA CHIESA


di Angela Perillo



La profonda emergenza dei rifiuti in Campania, ed in particolare nelle due provincie di Caserta e Napoli, ha visto impegnata in prima linea la chiesa. Sempre più parroci hanno invitato nelle omelie domenicali i fedeli alla raccolta differenziata, dopo che già i vescovi della Campania avevano emanato un forte comunicato di denuncia, e lo stesso cardinale di Napoli Crescenzio Sepe addirittura entrava in polemica con il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, circa le responsabilità dei politici nella causazione del grande scempio, che ancora oggi persiste. “La vocazione ecologica della Chiesa – dice l’avv. Antonio Gaudiano – viene da lontano. La dottrina sociale della Chiesa ha avuto attenzione per questi temi già con l’enciclica ‘Rerum novarum’ del 1891 di papa Leone XIII. Il beato papa Giovanni XXIII, nell’enciclica “Pacem in terris” del 1963, definiva la creazione un ‘bene comune universale’ da proteggere. Ma è con Giovanni Paolo II, molto attento ai temi sociali ed in particolare a quelli dell’ambiente, che la salvaguardia del creato assume la sostanza di un vero e proprio dovere per ogni cristiano. L’attenzione per il creato, con Benedetto XVI diviene tema centrale dell’ecumenismo. Non tutti sanno che quest’anno sarà il terzo anno che la Chiesa Cattolica dedica il primo settembre alla ‘Giornata per la salvaguardia del Creato’. Nel messaggio di quest’anno intitolato ‘Una nuova sobrietà per abitare la terra’, si legge ‘Anche quest’anno la celebrazione della Giornata per la salvaguardia del creato intende essere un’occasione per riflettere sulla vocazione della famiglia umana, in quella casa comune che è la Terra.’ Nello stesso viene posto un parallelismo tra la questione ambientale e il senso di giustizia ‘Emerge dalla questione ambientale una triplice esigenza di giustizia: verso le future generazioni, verso i poveri, verso il mondo intero’. Lo stesso arcivescovo di Capua mons. Bruno Schettino, riunito il presbiterio in occasione dei fatti di Ferrandelle, emanava un comunicato nel quale si sosteneva che ‘come criterio educativo la Chiesa ha l’obbligo di formare la coscienza etica e sociale dei fedeli, per cui non deve interessarsi esclusivamente dell’Annuncio di fede, ma deve essere fermento di bene nel popolo di Dio. Occorre sapientemente coniugare il rispetto del territorio, bene a noi consegnato e da trasmettere, con il principio della solidarietà verso gli altri nella fruizione dei beni’”.

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