venerdì 21 marzo 2008

"L'AMO SCOPERTO "

Pubblichiamo un editoriale di Arturo Diaconale, a "commento" della campagna elettorale in corso. Arturo Diaconale è uno di quelli che, riteniamo, sia in linea con questo blog: pane al pane e vino al vino.

Nella Prima Repubblica la formazione di un governo di coalizione passava attraverso la rigida applicazione di un doppio Manuale Cencelli. Quello codificato che fissava la distribuzione del numero e del peso dei ministeri sulla base dei rapporti di forza elettorale tra i diversi partiti dell’alleanza governativa. ,E quello, non codificato, che a questo primo criterio aggiungeva quello della presenza nell’esecutivo di personaggi chiaramente identificabili con zone precise del Paese. L’obbiettivo era di fare in modo che non solo la rappresentanza politica nelle sue diverse articolazioni venisse identificata all’interno del governo, ma che insieme ad essa trovasse un adeguato spazio anche la rappresentanza del territorio. Non c’è stato un solo governo della Prima Repubblica che non abbia avuto, ad esempio, uno o più esponenti della Sicilia o del Veneto. O che non abbia espresso un delicato equilibrio tra gli uomini del Nord, quelli del Sud e quelli del Centro. Non sempre l’obbiettivo di dare un preciso riscontro nel governo alle diverse anime territoriali del Paese è stato raggiunto. E nel lungo periodo le conseguenze negative degli errori hanno prodotto l’esplosione della questione settentrionale e la cronicizzazione di quella meridionale. Ma il tentativo non è mai mancato. Ed è stato anche ripetuto in tutti i governi, sia di centro destra che di centro sinistra, che si sono succeduti nel corso della lunga transizione della cosiddetta Seconda Repubblica. Per questo appare oggettivamente inquietante l’annuncio di Walter Veltroni che, in caso di vittoria elettorale del Partito Democratico, il governo da lui guidato istituirà un apposito ministero per il Nord-Est.
Non che il Triveneto non meriti un’attenzione particolare in quanto cuore della piccola e media industria italiana alle prese con i problemi della globalizzazione. Ma perché mai se il Nord-Est dovesse avere un ministero apposito lo stesso non dovrebbe avvenire per la fascia adriatica che va da Ravenna a Pescara caratterizzata dalla presenza della stessa tipologia di aziende, anch’esse in lotta per una sopravvivenza sempre più difficile? E che dire del Nord-Ovest messo in ginocchio dalla crisi della Fiat e del suo indotto ed alla prese con una difficilissima operazione di riconversione verso nuove attività altrettanto remunerative?Per non parlare, infine, delle altre zone d’Italia. Tutte con le proprie peculiarità, i propri problemi, la propria specifica crisi. In questa luce, l’annuncio di Veltroni assume l’aspetto della semplice strumentalizzazione elettorale. Il Pd ha un problema di consenso nel Nord-Est? Ecco che dal cilindro del suo segretario spunta una promessa che è diretta non a dare una soluzione alle questioni dell’area, ma solo a tentare di recuperare il voto di qualche gonzo isolato. E’ facile preventivare che la stragrande maggioranza dei cittadini veneti si guarderà bene dall’abboccare ad un amo così scoperto. Ma la consapevolezza che la mossa di Veltroni è destinata a non avere successo non consola affatto. Perché questa iniziativa costituisce la conferma ulteriore e definitiva della assoluta indifferenza che i dirigenti del Pd nutrono nei confronti dei problemi reali del Paese. La loro unica preoccupazione è di evitare che la sconfitta annunciata sia troppo bruciante. Del resto se ne infischiano. Tanto questa volta a governare toccherà agli altri!
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