martedì 4 marzo 2008

CARICA RAGAZZI.

Racconto breve
di Luisa Gaudiano*
1. Capitolo

Tania era una ragazza di un piccolo paesino. Era una persona dolce e molto timida. Anche se non si metteva mai in mostra, riusciva a suscitare simpatia in chiunque le stesse vicino. Era di una grande bellezza ma con i suoi modi a volte troppo riservati non veniva considerata una così magnifica ragazza. Era una persona dai modi cortesi. Forse anche a questo era dovuto il fatto che, chiunque parlasse con lei, si sentiva bene…. Semplicemente felice di starle accanto. Tania era bruna. Aveva dei lunghi e sinuosi capelli, che le contornavano il viso con dei fitti boccoli color blu notte. Il suo viso appariva così delicato ed era talvolta nascosto dai folti ma morbidi capelli. Si distingueva dalle altre per i suoi occhioni neri. Erano di profondità infinita come il suo animo. Avevano una forma lievemente ammandorlata. Erano di uno splendore unico. Brillavano come stelle…. E come le stelle sembravano così vicini ma in realtà difficili da cogliere. Mi accorsi subito di lei. All’inizio però mi sembrò una persona indifferente, fredda. Il suo aspetto m’ ingannò…
Era una ragazza gentile. Con le sue amiche era una gran chiacchierona, ma con me no. Non mi rivolgeva quasi mai la parola, non che provasse una qualche sorta di antipatia per me. Dapprima non capii il suo comportamento nei miei riguardi poi tutto mi fu più chiaro…. Quando ero nelle vicinanze appariva goffa, impacciata. Pensai che fosse nella sua natura quel suo stano atteggiamento. Quando la scorgevo distrattamente per il paese era così aperta e solare. Era la mia persona a recarle così tanto imbarazzo? Perché?






2. Capitolo
IO E IL MIO GRUPPO

Non ci feci molto caso. Al tempo ero un ragazzo indaffarato. A scuola cercavo di dare il massimo. La mia media era niente male. Poi c’erano gli amici. Spesso giocavamo a calcetto in quel piccolo appezzamento di terreno che divideva la casa del solitario, il signor Albertini, e il vecchio zuccherificio abbandonato. Era chiamato così dalla gente per il suo carattere cupo e misterioso (per noi doveva trattarsi di un alieno o di un agente segreto in incognito) nessuno conosceva il suo passato o sapeva qualcosa di lui. Tutti gli stavano alla larga, ma sembrava che questo non lo disturbasse, anzi credo provasse gusto nel starsene da solo con il suo inquietante silenzio. Era un uomo dall’aspetto severo, una persona gelida d’animo. Questa idea ci veniva dal fatto di avere un viso lungo con delle mascelle perfettamente squadrate; i suoi occhi erano piccoli ma il suo sguardo punitivo faceva gelare il sangue. Inoltre, anche quando voleva salutare qualcuno, riservava sempre un sorrisetto beffardo. Ogni volta sembrava stesse avvisandoci di una sua prossima vendetta, benché lui non sapesse delle voci che circolavano in paese sul suo conto. Per quanto riguarda la fabbrica, essa era andata in malora a causa di una crisi finanziaria. Il piano superiore non era più agevole, ma il piano terra era perfetto come luogo d’incontro del nostro clan. Quell’appezzamento di terra non era l’ideale ma almeno era decente. L’unico problema era il solitario: ci odiava, anzi odiava tutti in paese. Ogni volta che ci sentiva giocare, posava il suo vecchio ed impolverato telecomando, della sua piccola tv vecchio tipo, sul tavolinetto accanto alla sua poltrona preferita e lentamente si alzava da essa. Si passava distrattamente le mani tra i radi capelli bianchi e adirato impugnava il suo vecchio fido fucile che teneva sempre a portata di mano. Lo utilizzava per spaventarci. Usciva dalla casa sbattendo la porta e affannosamente ci inseguiva per un breve percorso, poi sfinito, sparava due colpi in aria scuotendo il pugno. Era una fortuna che la sua anziana età lo fermasse… quante ce ne avrebbe fatte pagare altrimenti. Quel terreno che utilizzavamo per giocare era privato (era il suo terreno), ma non ci interessava più di tanto. Lo ammetto a volte lo facevamo a posta a farci scoprire per essere inseguiti da lui. Noi tra le risate varie correvamo a più non posso… e poi ci andavamo a nascondere nella nostra fortezza, il nostro rifugio.
*di anni 14
Segue>>>

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